sabato 3 dicembre 2016

FRANCESCO FACCHINETTI A #DAVIMEDIA: "I TORMENTONI ESTIVI NASCONO D'INVERNO"


E’ ormai assodato che ogni stagione musicale ha i suoi evergreen, tanto che addirittura potremmo dire che il mercato discografico è un pendolo che oscilla tra Micheal Bublè, che a Natale è quasi più atteso del capitone, e Enrique Iglesias, che in estate martella peggio dei venditori ambulanti sulla spiaggia.

Pochi sanno o immaginano però, che i tormentoni estivi nascono d’inverno, stando a quello che Francesco Facchinetti ha raccontato alla platea #Davimedia lo scorso due dicembre; la sua Canzone del capitano, per esempio, è rimasta sulla scrivania di Claudio Cecchetto per un anno, prima che facesse incetta di dischi di platino nell’estate 2003.

“Claudio Cecchetto è il più grande talent scout in Italia” confida Facchinetti agli studenti del nostro Ateneo “la cosa più importante per un’idea, è avere qualcuno che ci creda, a parte voi.” E se si fallisce, poco male. In fondo non è dalle crepe che entra la luce?.

Potrebbe dire lo stesso per esempio Irene Grandi: la sua Bruci la città nel 2006, prima di diventare il tormentone che è stata fu scartata al Sanremo di quell’anno. Forse dovremmo solo abituarci a guardare al fallimento da una prospettiva diversa.

Certo, i talent hanno cambiato il mondo della discografia: proprio da lì viene infatti la terza canzone inserita nella playlist speciale #DavimediaLab, che potrete ascoltare dal link a fine articolo. Con Non ti scordar mai di me, Giusy Ferreri conquistò la platea del primo X Factor. Un periodo, quello come conduttore del talent di Raidue poi passato a Sky, che Francesco ricorda forse con qualche rammarico: Alla terza puntata dissi al mio agente che non ne potevo più. Sono fatto così, non godo del momento, penso sempre a quello che potrei fare dopo.

Follia?. Forse più un istinto alla lunga progettualità che ha portato il figlio dei Pooh a concepire un progetto ambizioso ma difficile, al quale lavora instancabilmente dal 2014: La città dei giovani. Un approdo per tutte quelle Ferrari che sono i nostri giovani, che rimangono spesso confinate in garage, per pigrizia o aridità di prospettive.

 

RICCARDO MANFREDELLI

 

LA PLAYLIST/ “IL CAPITANO” E GLI ALTRI TORMENTONI ESTIVI “MILLENIALS”


 

 

 

lunedì 28 novembre 2016

GIAMPAOLO MORELLI A #DAVIMEDIA: NAPOLI-BOLOGNA E RITORNO

L’incontro con Giampaolo Morelli è davvero sembrato uno di quei viaggi in macchina che l’attore napoletano si prepara a riprendere dal 25 Dicembre tutti i giovedì su Raiuno per la trasmissione Fan Karaoke.
Siamo partiti da Napoli, dove l’enfant prodige Giampaolo, appena dodicenne, inizia la sua carriera come prestigiatore.
Dopo il cabaret, la folgorazione ed il trasferimento a Roma per iniziare la carriera d’attore. E’ ricordando quei momenti che Giampaolo introduce la parola chiave dell’incontro: crisi. Il telefono non squillava e il nostro stava quasi per mollare tutto e rinunciare al suo sogno, finchè poi ecco Damasco: il primo ruolo nel cinema che conta, con South Kensington, dove guarda caso il giovane Morelli interpreta un virgulto in crisi di prospettiva.
Nella vita di Giampaolo però, oltre alla sua amatissima Napoli, c’è anche un’altra città, Bologna. E’ lì,chissà se sulle panchine della Piazza Grande cantata da Dalla, che nella penna di Giancarlo Lucarelli si è accesa quella scintilla che oggi è diventata un’icona della serialità di casa nostra: l’ispettore Coliandro.
Arrivato alla ribalta televisiva della Rai nel 2006, sotto l’ala protettiva dei Manetti Bros., anche loro nostri ospiti tempo fa, Coliandro ha conosciuto un periodo di oblìo lungo sei anni: “Sempre per colpa della crisi. Voi sapete che cos’è la crisi?. Specialmente voi più piccoli ne sentirete parlare sempre più spesso, ha raccontato “la nuova iena” rivolgendosi in particolare ai giovanissimi studenti di Lancusi e Fisciano.
Ma la crisi è spesso anche foriera di nuove opportunità, così Coliandro  è riuscito a riprendersi quel posto nel palinsesto che gli spettava, e che peraltro i fan della seriehanno reclamato a gran voce, ed è pronto a tornare presto a tenerci compagnia con sei nuove avventure; il primo ciak è previsto per la fine di gennaio del 2017. Un anno, quello che verrà già pieno di impegni per il nostro scugnizzo dal cuore d’oro: a marzo, in particolare, sempre in tandem coi Manetti, conquisterà il cinema con una commedia che riprende gli schemi della sceneggiata napoletana “dove si canta e si spara,” e prossimamente potremo apprezzarlo anche dietro la macchina da presa di un cortometraggio che tratta un “tema fondamentale, a cui io tengo molto” afferma Morelli, che si dice pronto al salto verso la “grande” regia cinematografica solo se e quando sentirà l’esigenza di raccontare una storia, che non può essere raccontata da altri.
Va veloce come il vento Giampaolo, e proprio quando pensavamo di averlo afferrato ecco che si dichiara di nuovo in fuga:  come i cervelli raccontati da Sidney Sibilia nella trilogia di Smetto quando voglio: “Coliandro” questa volta passerà dall’altra parte della sala interrogatori, andando ad arricchire la banda di ricercatori precari raccontati dal giovane regista salernitano.
RICCARDO
MANFREDELLI



sabato 26 novembre 2016

UNDICESIMO COMANDAMENTO: NON SPOILERARE!


E’ uscito giovedì 24 Novembre il nuovo film di Marco Ponti “La cena di Natale”, secondo capitolo della saga di “Io che amo solo te”, dai romanzi dello scrittore torinese Luca Bianchini.

Nei panni dei protagonisti, Ninella e Don Mimì, due vecchie conoscenze di #DAVIMEDIA: Maria Pia Calzone e Michele Placido.

Oltre a quest’esperienza cinematografica, entrambi condividono la voce serial nei loro rispettivi curriculum: lei è stata infatti la temutissima Lady Savastano nella prima stagione di Gomorra; lui, dopo i fasti di Romanzo Criminale, è pronto a tornare a raccontare Roma: sono infatti da poco iniziate nella Capitale le riprese di Suburra la prima produzione italiana di Netflix, servizio di streaming sbarcato da poco più di un anno sui nostri schermi.

E’ certo che l’avvento della lunga serialità, ha cambiato non solo i nostri palinsesti e le qualità narrative dei nostri prodotti, ma anche,  in qualche modo, lo slang degli spettatori.

Chi mai prima aveva sentito parlare, per esempio, di spoiler?

Per chi non lo sapesse spoilerare vuol dire svelare a qualcuno, per sfregio, il finale o i momenti salienti di un prodotto televisivo o cinematografico.

La portata del fenomeno sarebbe certo meno disastrosa se per un attimo provassimo a pensare che, in fondo, la nostra vita si basa sullo spoiler: che ne dite di quando ci hanno svelato che Babbo Natale non esiste?. Il problema vero sorge quando poi in età più o meno pubere, scopriamo il fantasmagorico mondo del serial e quella selva oscura che sono i fandom, gruppi social in cui gli spettatori più accaniti di un prodotto si riuniscono per discutere circa le evoluzioni della loro serie preferita. Lì lo spoiler è sempre dietro l’angolo, e scorrere la bacheca dei post è come camminare su un campo minato.

Quello su cui sono pronto a scommettere è che lo spoiler selvaggio abbia rovinato più amicizie di un triangolo amoroso: ne ho avuto la prova quando un giorno, andando a lezione, sentivo discutere due amici sulla morte del boss Salvatore Conte (Marco Palvetti), un altro amatissimo personaggio di Gomorra: uno dei due amici stava raccontando la scena madre all’altro, il quale, dall’atteggiamento ferino con cui è andato via posso presupporre non avesse ancora visto la puntata…

La morte di un personaggio pare essere, in ogni caso, l’argomento preferito degli spoiler: un vero e proprio terremoto social causò per esempio anche la morte del Libanese di Romanzo Criminale alias Francesco Montanari, che presto andrà ad arricchire il carnet degli ospiti #Davimedia

Chissà se anche lui non ha ancora perdonato a qualcuno uno spoiler…

 

RICCARDO

MANFREDELLI

sabato 19 novembre 2016

FRANCESCO E GLI ALTRI: SI FA PRESTO A DIRE “BELLI DI PAPA’”

A #Davimedia le Feste arrivano in anticipo. Quello che va ad aprirsi sarà infatti un Dicembre esplosivo che parte con due ospiti che promettono di lasciare un segno negli annali della nostra kermesse.
Il primo Dicembre il nostro Teatro d’Ateneo accoglierà l’attore Francesco Montanari ed il giorno dopo arriverà a Fisciano l’imprenditore, speaker radiofonico e conduttore televisivo Francesco Facchinetti.
Che cos’hanno in comune questi due, nome a parte? Si portano entrambi addosso una pesante eredità, attribuita loro dalla medietà dello spettatore italiota.
I benpensanti che riconoscono nel Montanari solo il terribile Libanese della serie cult Romanzo Criminale, sono gli stessi che, quando Facchinetti è alla radio o in tv, premono su off. La sua “colpa”?: quella di avere un cognome importante, che secondo gli stessi leoni dell’opinionismo, è sinonimo di uno stato di grazia, che garantisce ai “figli di” la strada spianata nella ricerca del proprio posto  nel mondo.
Come se essere figli fosse facile: la letteratura mondiale pullula di lettere ai padri piene di paura per le aspettative disattese,di voglia di affrancamento da sistemi educativi spesso non condivisi, di ricerca di un dialogo che nella maggior parte dei casi si riduce ad una spirale di domande senza risposta.
Penso a Leopardi, Kafka, ma anche a Cat Stevens che in quel testo lapidario che è Father and Son, continuamente si chiede come provare a spiegare la natura del più complicato rapporto di forza della storia dell’uomo: da una parte un padre che vuole lasciare qualcosa di sé al figlio, dall’altra un figlio, che non vuole certo disconoscere questa eredità ma cerca di formarsi a prescindere da essa.
Ecco, quello che noi non sappiamo più fare: scindere. Dare peso alle sfumature.
Pre-scindere da un’eredità, invece, non è così facile: perché se ti chiami Aurora Ramazzotti e conduci la striscia quotidiana di un famosissimo talent italiano, lo fai perché sei figlia di uno dei cantanti più apprezzati al mondo; e non importa se e quanto tu sia spigliata o dimostri di saperci fare, il mondo monocolore dei pulpiti social ti bollerà come raccomandata.
Se poi, con anni ed anni di fatica e sudore qualcuno per incanto si accorge che però… sei anche brava, se possibile è anche peggio. Ci sarà sempre qualcuno che vedrà nel tuo lavoro lo spettro del tuo più prossimo, e famoso, consanguineo.
Chiara Canzian figlia del “pooh” Red, amico di #Davimedia, qualche anno fa si presentò a Sanremo tra i Giovani con un brano dal titolo emblematico in questo senso: Prova a dire il mio nome, come da monito a chi la ascolta: “Dimentica che sono figlia di. Sono Chiara ed ho un sogno. Accoglilo.” Poco importa se la platea Sanremese rimase sorda a quest’appello: oggi Chiara raccoglie e semina instancabilmente i frutti del suo lavoro, e poco importa se non sono sempre Camelie e Margherite.
Un’altra “figlia di” che da anni tenta di dimostrare che il suo talento non è solo frutto di una fortunata combinazione di caratteri genetici e anagrafici, è Irene Fornaciari. La figlia del più grande blues man italiano, ha forse una delle voci più potenti e versatili del panorama musicale italiano: l’ho sentita far tremare le piazze sulle note di Lady Marmelade e poi avvolgerle con inaudita eleganza con le canzoni dell’ultimo album, più introspettivo, Blu, e chiudendo gli occhi, per un attimo mi sono dimenticato di chi fosse prima che due signore, il rosario in una mano e il Sorrisi e Canzoni nell’altra, mi ricordassero che eh però… il padre è più bravo.
De gusti bus, certo, ma il padre ha pure alle spalle oltre un quarantennio di carriera: che ne dite, di tornare a darci tempo?
Il “caso” Facchinetti se vogliamo è anche più complicato. L’imputazione è duplice: non solo figlio di ma anche colpevole di essere stato il dj Francesco che nel 2003 fece incetta di dischi di platino con La canzone del capitano. Certo, la canzone non è da Premio Tenco, ma chi mai da un tormentone estivo si aspetterebbe di sentir parlare di massimi sistemi?.
Oggi Francesco non è più il ragazzo che, poco più che ventenne, faceva ballare le platee del sabato pomeriggio televisivo, oggi quel “Peter Pan” pare aver trovato la sua dimensione:è padre di due figli,  attraverso la radio fa da testimonial a “giovani creativi”, nel programma di Radio Kiss Kiss Generazione C, si è aperto al mondo dell’imprenditoria ed ha imparato a guardare con ironia al suo essere “nato con la camicia”. Non ci credete? Provate a guardare il film, uscito lo scorso anno, Belli di papà …


RICCARDO MANFREDELLI



sabato 12 novembre 2016

#DAVIMEDIAREWIND: IL NUOVO DISCO DI FIORELLA MANNOIA E’ “COMBATTENTE”

Sono passati trent’anni da quando Fiorella Mannoia, con Quello che le donne non dicono, apriva uno spiraglio sugli orizzonti segreti della femminilità.
Oggi quello spiraglio è una porta spalancata, grazie ad un album, Combattente, nei negozi dal 4 Novembre per Sony Music, in cui la musa indiscussa dei cantautori italiani ha preso l’abitudine, parafrasando il titolo del pezzo dell’album che meglio inquadra questa “nuova Fiorella”, L’abitudine che ho per l’appunto, di cantare e di dire ciò che gli altri si vergognano a dire (come fa la protagonista della canzone I pensieri di Zo, scritta per la rossa romana da Fabrizio Moro).
A Zo ed a Fiorella non bastano più le rose, nuove cose “promesse” dalla penna di Enrico Ruggeri. Queste donne vogliono non restare in un abbraccio per comodità, sono donne a cui basta essere se stesse anche se a volte fa più male, le stesse che hanno la forza di liberarsi da un amore malato senza Nessuna conseguenza.
La cosa più interessante di Fiorella è come negli anni abbia imparato a guardarsi “da fuori” affidando le parole dei suoi ritratti più lucidi a penne maschili. A proposito di Moro per esempio, dice:
“Dopo l’album Sud avrei dovuto a breve pubblicare il nuovo album, poi in mezzo c’è stato il tributo a Dalla ed i festeggiamenti per gli oltre quarant’anni di carriera. Ma l’idea di collaborare era già nata allora”.
Oltre a quella del cantautore lanciato da Sanremo 2007, nel disco troviamo altre firme importanti come quella di Giuliano Sangiorgi per L’ultimo Babbo Natale o Ivano Fossati, che torna a lavorare con Fiorella scrivendo la musica di La Terra da Lontano.
Accanto a nomi già rodati c’è spazio anche per “nuove penne”: Federica Abbate e Cheope per esempio, firmano il singolo omonimo dell’album. Una canzone, in cui Fiorella ha detto di essersi rivista da subito, accompagnata da un video molto suggestivo che ha per protagonista l’atleta paralimpica Alessia Donizetti. Afferma la cantante:
“Il video di Combattente è solo il primo capitolo di una storia che celebrerà, attraverso i singoli del disco, la voglia di combattere, di non smettere di crederci, non fermarsi”
Il video di “COMBATTENTE”/
E se è vero che Chi lotta per qualcosa non sarà mai perso, lo è altrettanto che quando si ama non si perde mai, come Fiorella canta in Perfetti Sconosciuti, titolo dell’omonimo film di Paolo Genovese, altro amico di Davimedia, che ha fatto incetta di premi agli ultimi Nastri d’Argento.
Un rapporto, quello tra la Mannoia e la settima arte che si rinnova anche per questa stagione: Fiorella è infatti nel cast della nuova pellicola di Michele Placido 7 Minuti, in cui fa parte di un gruppo di operaie che hanno poco tempo per prendere una decisione da cui dipende il destino della fabbrica in cui lavorano. Di seguito il trailer, in cui potrete riconoscere anche qualche altra  vecchia conoscenza della nostra kermesse.
IL TRAILERT DI”7 MINUTI” CON FIORELLA MANNOIA E…/
Dove altro si lascerà trasportare Fiorella dal suo essere combattiva? Forse a Sanremo?
La bomba è stata sganciata in conferenza stampa: In questo periodo si parla tanto di Sanremo. E lei ci tornerebbe?  Chiede un  giornalista. A proposito di spiragli, la Mannoia ha risposto: Vedremo. io non dico mai di no a nulla. Quel che è certo è che se tornasse tra i Big, Fiorella sarebbe per Conti il colpaccio di questa edizione 2017. Ma con quale brano?
Tra gli addetti ai lavori c’è chi argutamente ha notato che nei primi comunicati stampa riguardo l’album, tra gli autori figurava anche il nome della giovane Amara, che poi invece è sparito dalla tracklist ufficiale. Che sia suo il brano con cui Fiorella potrebbe conquistare l’Ariston?
Staremo a vedere …

RICCARDO MANFREDELLI

sabato 5 novembre 2016

ANGELO PINTUS A #DAVIMEDIA: “NON CHIAMATEMI ROMEO!”

A Davimedia è già Tutto molto bello, se poi agli ospiti si aggiunge Angelo Pintus il successo è già scritto.
Il comico triestino di origini sarde ha incontrato la platea studentesca per presentare il suo nuovo spettacolo teatrale, Ormai sono una Milf, in questi giorni in scena al Teatro Diana di Napoli e che, il 13 Febbraio, approderà anche all’Augusteo di Salerno.
E’ un caratterista di rara foggia Pintus, la sua verve ha da subito trasformato l’incontro in una commedia corale, una cena a casa di amici nella quale, di volta in volta hanno fatto capolino addirittura Ibrahimovic, lo special one Mourinho, Maurizio Costanzo e il cavaliere Silvio Berlusconi.
Tutte facce dello stesso prisma istrionico qual è Pintus, che dagli esordi a Colorado è oggi uno dei comici più apprezzati della nostra Penisola: un successo sancito di recente da un one man show all’Arena di Verona in cui, tra l’altro, il nostro Peter Pan ha deciso di mettere la testa apposto; il video in cui il comico sardo, nella splendida cornice della città veneta, ha chiesto alla sua compagna di sposarlo, è infatti  diventato virale in poche ore:
Per tutta la serata ho pensato a quello che avrei dovuto fare (…)
Certo, stare all’Arena di Verona è importante, ma vuoi mettere chiedere a qualcuno di sposarti? (…)”
E’ visibilmente emozionato Pintus mentre ricorda quei momenti, poi torna a scherzare:
“Tutti mi dicono –uh! Che bello! A Verona, come Romeo e Giulietta!- Oddio speriamo che a noi ci vada meglio!”
Tra le esperienze della già importante carriera di Pintus, c’è anche quella di doppiatore nel film di Mark Osborne Il Piccolo Principe, nel quale prestava la voce proprio al giovane protagonista, d’improvviso catapultato nel mondo degli adulti.
E’ qui che mi si accende la lampadina, e subito faccio notare ad Angelo quanto anche per un comico sia importante l’essenziale, e lui, cogliendo il mio input, si lancia in una spirale di ricordi che fanno da monito anche per i giovani allievi dell’Istituto Comprensivo di Lancusi, pure accorsi di buon grado all’incontro.
Il comico sardo ricorda di quando ha capito che per riuscire da comico doveva tornare al suo stupore di bambino e provare la stessa felicità sentita quando i suoi amici lo cercavano a casa per andare a giocare; si sofferma sull’importanza della gavetta come animatore nei villaggi turistici, e sull’effetto quasi “catartico” che hanno avuto su di lui prima dell’importante evento a Verona, parlando infine dell’importanza dell’esperienza e del viaggio, fuori e dentro, esaltandone anche gli aspetti più difficili, ergendosi quasi a baluardo di quello che oserei definire “il diritto al fallimento”:
“Un brutto voto, è un brutto voto. Non vi definisce come persone”, dice infatti Pintus ai ragazzi; e con quelli più grandi, che magari vogliono intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo si permette di osservare:
“A vent’anni non puoi piangere per un provino che va male. A vent’anni ci si dispera al massimo per un caro che non c’è più.”
E’ sempre pieno di entusiasmo Pintus, a cui non dispiacerebbe se gli offrissero un ruolo serio, magari da serial killer dice ridendo.



RICCARDO

MANFREDELLI

domenica 30 ottobre 2016

#DAVIMEDIAREWIND: “IN GUERRA PER AMORE” E IL PREZZO DELLA LIBERTA’ SECONDO PIF.

Dopo il successo de “La Mafia Uccide solo D’Estate”, Pif, nostro ospite nella stagione 2013/14, torna in questi giorni al cinema con “In Guerra per Amore”.
Al centro delle vicende c’è ancora una volta la coppia che abbiamo conosciuto nell’opera prima, Arturo e Flora, la quale questa volta è interpretata da  Miriam Leone.
 In “In guerra per amore” però, i due sono stati letteralmente catapultati nel 1943: lui è un emigrato italiano negli Stati Uniti, innamorato di lei che però è promessa sposa al rampollo di una potente famiglia mafiosa.
L’unica soluzione perché questo matrimonio non si faccia è che Arturo vada in Sicilia a chiedere la mano di Flora a suo padre. Ma in Sicilia, in questo momento, c’è “soltanto” la seconda guerra mondiale in corso, così Arturo decide di entrare nelle fila dell’esercito alleato che deve liberare proprio la Sicilia dalla morsa del totalitarismo.

E’ nelle scene dello sbarco che Pif può dispiegare una serie di omaggi al cinema italiano a cui dichiaratamente si ispira; non solo dunque Ettore Scola, a cui il film è dedicato, ma anche il Nanni Loy de “Le 4 Meravigliose giornate di Napoli”, il Rossellini di “Roma Città Aperta” che vibra nel personaggio femminile più riuscito della pellicola, Teresa (interpretata dalla giovane Stella Egitto), o ancora  la comicità “disperata” di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia,in particolare quella disegnata dal Comencini, che ha trovato nei personaggi di Saro e Mimmo (rispettivamente interpretati da Sergio Vespertino e Maurizio Bologna ),due degni eredi.
Tenendo insieme due polarità che a volte si respingono ma più spesso si confondono, “In Guerra per Amore” è senz’altro un film sul prezzo della libertà: per entrare pacificamente in Sicilia infatti, gli alleati si rivolgono a un signorotto della malavita locale, che però in cambio chiede la liberazione dal carcere di alcuni suoi amici, ai quali poi saranno conferiti incarichi di prestigio per il “mantenimento dell’ordine”. E’ qui che il Diliberto sfoggia la sua vocazione da testimone, rintracciando in questo passaggio di consegne, l’inizio dell’ascesa della mafia.
Costruendo un mix tra narrazione fittizia e Storia Pif sembra aver fatto centro anche questa volta, e siamo pronti a scommettere che questa sua seconda fatica cinematografica bisserà il successo de “La Mafia Uccide Solo D’Estate” a cui possiamo dire che  Davimedia ha portato fortuna: solo qualche mese dopo il nostro incontro il film è stato infatti insignito del Premio come Miglior Opera Prima ai David di Donatello di quell’anno.
Ma Pif non è l’unico il cui esordio cinematografico è stato “battezzato” da Davimedia: nella stessa stagione è stato da noi anche il giovane Sidney Sibilia che con l’inizio del prossimo anno sarà nuovamente al cinema con Smetto quando voglio-Reloaded.
Dopo il salto potete vederne un primo teaser, in attesa di leggere la recensione del film sempre qui ,sugli indefessi schermi di #DAVIMEDIALAB!
IL PRIMO TEASER DI “SMETTO QUANDO VOGLIO-RELOADED” DI SIDNEY SIBILIA/


RICCARDO MANFREDELLI

mercoledì 26 ottobre 2016

LEONARDO PIERACCIONI: IL PROFESSOR CENERENTOLO CONQUISTA L’UNISA

Si trattava forse di uno degli eventi più attesi di questa stagione di Davimedia, e finalmente l’attesa febbrile di studenti, fans e curiosi è stata ripagata: nel pomeriggio di martedì 25 Ottobre Leonardo Pieraccioni è arrivato all’Università di Salerno!.
L’attore toscano è stato l’indiscusso mattatore di un pomeriggio all’insegna della comicità, in un teatro di Ateneo “esaurito” in ogni ordine di posto.
Il clown bianco del cinema italiano ha ripercorso le tappe salienti della sua carriera, non rinunciando mai al suo stile brillante che ce lo ha fatto apprezzare prima come attore, e poi, dal 1995, come registacon il film, record di incassi italiano di quell’anno, I laureati.
Un plot, quello del suo primo film, più recentemente ripreso nella pellicola Un fantastico via vai (2013): Pieraccioni qui è un uomo di mezza età che, cacciato di casa dalla moglie (Serena Autieri, ndr) si ritrova a condividere l’appartamento con un gruppo di studenti per i quali, lungi dall’essere un maestro di vita, fa da motivatore, osservatore, rispondendo quindi a  quella che, a detta del “toscanaccio”, è la vera essenza del mestiere dell’attore, comico in particolare: osservare scrupolosamente le miserie umane e farne una storia.
Non sarete mai più giovani e belli di così, non sarete mai più forti di così… Lanciatevi,!” consigliava ai “suoi” studenti il Pieraccioni di Un fantastico via vai, che nemmeno di fronte alla platea salernitana ha lesinato consigli:
“Godete delle cose che apprendete. Seguite le vostre velleità artistiche” chiosa Pieraccioni, il quale, dopo un’intensa tournèè teatrale insieme ai suoi “fratelli d’Italia”, Carlo Conti e Giorgio Panariello, non vede l’ora di tornare dietro la macchina da presa;  il film è ancora in fase di scrittura ma Pieraccioni anticipa che sarà l’ennesimo capitolo delle vicende stra-ordinarie di un normotipo a cui le circostanze a un certo punto vengono addosso: un po’ come quando, in Una moglie bellissima, l’invidiato Pieraccioni, per raggiungere la donna del titolo sopra una nave da crociera deve guidare una motovedetta un po’ malandata, salvo poi andarsi a schiantare senza se e senza ma contro il colosso del mare.
Il nome di Pieraccioni si inserisce a pieno titolo nel filone della nuova commedia all’italiana: “Tutto è cominciato con il Troisi di Ricomincio da Tre, da allora noi abbiamo lavorato sui nostri limiti”. E ci è ben riuscito lui, vedendo il successo che da sempre accompagna l’uscita dei suoi film. Il segreto di questo successo?
“Faccio film che io andrei a vedere. I miei personaggi cambiano, crescono con me” risponde Leonardo, che promette presto un ritorno in terra campana: c’è anche Napoli infatti tra le tappe di una serie di “chiacchierate sul teatro” che terrà il prossimo anno:  l’appuntamento è per il 2 Marzo!.





RICCARDO MANFREDELLI

martedì 25 ottobre 2016

ANDREA DELOGU A #DAVIMEDIA: LA FORZA DI UN NONOSTANTE

Quella di martedì 25 Ottobre 2016 è una data che rimarrà sicuramente nella storia di Davimedia: non uno ma ben due sono stati infatti gli incontri che hanno animato la rassegna.
In mattinata è approdata all’Ateneo salernitano Andrea Delogu, voce nota di Radio 2, dove conduce insieme a Monti e De Tommasi il programma Sociopatici, e regina del venerdì notte della settima arte con Stracult, nel quale tiene a bada il critico cinematografico Marco Giusti.
Partendo dal titolo del suo programma radiofonico, che attinge a piene mani dall’universo social-mediale descrivendone dinamiche e tipi umani, la comunicatrice, è così che lei ama definirsi, ha intrattenuto una platea mai come oggi varia, soffermandosi su potenzialità e rischi dei nuovi mezzi di socialità diffusa.
Il suo linguaggio, diretto, istintivo, muscolare, che pare rispecchiare in toto la sua persona, ha in particolar modo fatto breccia negli studenti della Scuola Media di Fisciano, con i quali la Delogu si è rapportata non come una che sale in cattedra, ma come una sorella, forte di un’empatia sviluppata negli anni, che l’ha portata a guardare oltre la sua collina personale, per citare il titolo della sua prima, e per il momento unica, fatica letteraria, empatia che pare aver trovato il giusto approdo nel programma Parla con lei che la Delogu conduce su FoxLife.
E’ coraggiosa Andrea, lo è stata quando ha deciso di prendere per la cravatta il suo dolore, e di stritolarlo come su un ring, ma senza pugni, solo col potere straordinario di una penna: è da questo match con le sue paure che Andrea ha tirato fuori La collina, un libro nel quale racconta la sua storia, che è poi anche la storia di quell’italia che sa ma che si gira dall’altra parte, e no, se ve lo state chiedendo la minuscola non è affatto puramente casuale.
La Collina è una storia di dipendenza, di paura, ma soprattutto di libertà,  di vita, quella vita che Andrea si è conquistata passo dopo passo, no dopo no, scrollandosi di dosso qualunque etichetta, perché “le etichette stanno bene sui vestiti, non sulle persone”.
In un film di prossima uscita, Fai bei sogni, Roberto Herlintzka nei panni di un prete, dice al piccolo protagonista che ha appena perso la madre: i se sono per i falliti, in questa vita si diventa grandi nonostante.
Ecco, se dovessi scegliere una parola per dire quanto Andrea mi ha lasciato oggi, sceglierei proprio questa: nonostante.
RICCARDO MANFREDELLI


LA PLAYLIST DI DAVIMEDIA PER ANDREA DELOGU



sabato 22 ottobre 2016

ALESSIO BONI: "LA MIA ITACA E' BOLLYWOOD!"

Dopo l’esperienza come Ulisse nella fiction Odisseo, ritorno ad Itaca, andata in onda due anni fa sulla rete ammiraglia Rai, il mare torna di prepotenza nella vita di Alessio Boni: ma questa volta niente naufragi, se non altro perché la nave è ferma, e sebbene lo scenario non sia quello di Ogigia, il Molo Beverello del porto di Napoli fa comunque la sua parte.

Si, ma cosa ci fa Alessio Boni all’ombra della Partenope?, vi starete chiedendo giustamente voi.
L’attore bergamasco, che si muove con disinvoltura tra cinema, teatro e tv, è stato il testimonial di un connubio, che si rinnova ogni anno, tra Davimedia ed Msc.
A bordo della Msc Fantasia, dove tra l'altro è stato presentato il tema del concorso che ogni anno, rompe la "quarta parete" tra Davimedia e il suo pubblico, quest'anno la scelta è caduta sulla fotografia,  Boni ha tenuto un’importantissima lectio magistralis che è partita, in qualche modo, proprio dalla fantasia, quella che manca, secondo l’attore noto al grande pubblico per aver interpretato Caravaggio in una fiction tv, agli sceneggiatori italiani:
“ Bisogna che il mondo della sceneggiatura cambi rotta. Gli sceneggiatori italiani dovrebbero cercare di cogliere gli aspetti che caratterizzano la quotidianità delle persone, per caratterizzare fino in fondo un personaggio”.

 E come un abile timoniere, Alessio Boni guarda verso l’orizzonte: la sua Itaca è Bollywood. La preferisce rispetto alla rappresentazione del “tipico eroe americano”.
D’altronde, di eroico nella filmografia di Boni c’è poco o nulla: tutti i suoi personaggi conservano altresì una fortissima matrice artistico - letteraria: da Ulisse a Caravaggio ma anche Puccini e Walter Chiari.


Tutti tasselli di un puzzle che fanno di Boni  il capitano perfetto per la nostra “missione”.
Ma Boni è solo il primo grande attore italiano al timone della nave Davimedia:
martedì 25 sarà con noi l’attore e regista toscano Leonardo Pieraccioni e prossimamente anche l’attore napoletano Sergio Assisi e Jeeg Robot, alias Claudio Santamaria, siederanno in poppa.
Pronti a salpare?

Riccardo Manfredelli 

sabato 15 ottobre 2016

ANGELO BALGUINI A #DAVIMEDIA: "NON ESISTONO PIU' I PIGMALIONI DI UNA VOLTA...

Il premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan è un segnale importante. Esso sancisce, a mio avviso, la fine dell’Umanesimo settario, accademico. Le humanities fanno cortocircuito tra loro, contaminandosi, irradiandosi le une dalle altre.
Lo scopo è sempre uno: descrivere, raccontare umanità sempre più instancabilmente frammentate. Ma chi l’ha detto che disseminarsi sia un male?
Comunque la si pensi, e ci tengo a precisare che questa è un’opinione assolutamente personale, il Premio Nobel a Bob Dylan ha fatto e farà discutere: e non poteva che partire da lì il dibattito che lo scorso 14 Ottobre, ha visto impegnati gli studenti dell’Università di Salerno, e Angelo Balguini, speaker radiofonico nonché Direttore Artistico di Rtl 102.5 sempre nell’ambito di Davimedia.
Si tratta, numeri alla mano, della radio più ascoltata dell’fm italiano, la prima se non l’unica, ad averci messo la faccia,grazie alla Radiovisione, con l’approdo al digitale terrestre.
Da un po’ di anni però Rtl 102.5 non è più solo una radio: concessionaria di pubblicità, media partner di eventi dal vivo, nonché etichetta discografica: sono solo alcune delle facce del prisma che è Rtl, forte della gestione in tandem di Balguini stesso e di sir. Lorenzo Suraci: la differenza è che io di notte dormo, lui no… scherza lo speaker bergamasco , che è in onda dal lunedì al venerdì in coppia con Valeria Benatti dalle 11.00 alle 13.00 nel programma W l’Italia.
Tra organizzazione del lavoro, retroscena di un programma radiofonico  e fasce orarie, l’aspetto che sembra abbia interessato di più la giovane platea, riguarda la produzione discografica, dal 2010 infatti, Rtl 102.5 è anche etichetta discografica (Baraonda ndr). Negli anni, Suraci ed i suoi hanno prodotto ugole d’oro dal passato prepotentemente televisivo ed è questo che pare aver fatto “storcere il naso” ai nostri giovani: possibile che la “sperimentazione”, tra un milione di virgolette, si fermi all’”usato garantito”?. Perché non esistono più i “pigmalioni” di una volta?
Nel rispondere a tutte queste domande, il Balguini ha tracciato un ritratto quanto mai impietoso dell’industria musicale e del sistema che le gravita attorno: solo realtà formative forti, come l’Università ed i suoi giovani entusiasmi possono lottare per il cambiamento: siete fortunati a crescere qui, chiosa infatti Balguini
Riccardo Manfredelli


 GUARDA LA GALLERY DELL’INCONTRO:
https://www.facebook.com/davimediaofficial/photos/?tab=album&album_id=1134659583236944


LA PLAYLIST/ ANGELO BALGUINI E GLI ARTISTI "BARAONDA"


giovedì 6 ottobre 2016

#DAVIMEDIAREWIND: NICCOLO' AGLIARDI ARRIVA IN LIBRERIA CON "TI DEVO UN RITORNO"

E' uscito lo scorso giovedì 6 Ottobre,  per Salani Editore, il nuovo libro di Niccolò Agliardi: “Ti devo un ritorno”
Il cantautore milanese è stato ospite di Davimedia nell’aprile 2014, quando tenne un’importantissima lezione sul mestiere del cantautore: “Fare questo lavoro, vuol dire anche saper aspettare” ci disse, “ed io stavo sempre con la valigia pronta!.”
Valigia che, guarda caso, è anche l’elemento preponderante della sua nuova fatica letteraria.
Stavolta a partire è Pietro, 32 anni, che per elaborare il lutto del padre, si reca nelle Azzorre; qui i giovani sono tutti strafatti, caduti sotto al giogo di un carico di cocaina approdato lì per caso. Tra questi giovani c’è Vasco, il secondo grande protagonista della storia, che è affamato quanto inesperto, e, quando hai vent’anni, la linea di demarcazione è labilissima.
Un mondo, quello della giovinezza, di cui Niccolò negli anni ha dimostrato di essere un insuperato sismografo, da quando cura la colonna sonora della fiction Rai Braccialetti Rossi.
Ma Niccolò ha scritto anche numerosi pezzi per molti interpreti della musica italiana, prima tra tutti Laura Pausini, alla quale Niccolò è legato anche da una profonda amicizia, e che ha definito la nuova fatica del cantautore “un libro da tenere vicino”.
 Ed a proposito di ritorni, con noi di Davimedia Niccolò è stato di parola: provate a dare un’occhiata alle foto dopo il salto..
 Riccardo Manfredelli




venerdì 30 settembre 2016

L'ATTORE SERGIO RUBINI TAGLIA IL NASTRO DI DAVIMEDIA 2016 E... DAVIMEDIALAB


E’ stato l’attore Sergio Rubini ad aver tenuto a battesimo l’edizione 2016/17 di Davimedia, rassegna artistico - culturale da sempre fulcro della vitalità espressiva dell’Università degli Studi di Salerno, con il patrocinio del Comune di Fisciano.
L’artista pugliese si è raccontato ad un’attenta platea tra aneddoti, radici, voglia di cambiamento e progetti futuri.
Dalla chiacchierata, a cui hanno preso parte anche le maggiori testate della stampa locale, è emersa in tutta la sua limpidezza, la personalità assolutamente poliedrica di Rubini, che mai ha lasciato che la fiamma che lo anima si spegnesse, passando con disinvoltura dal teatro al cinema, fino all’esperienza più recente della radio.
Ma Rubini è anche regista: le sue opere, tra cui ricordiamo “La Stazione”(1990) e “Dobbiamo Parlare” (2015), pur cinematografiche, conservano una fortissima matrice teatrale; il primo è infatti un adattamento del testo di Umberto Marino, il secondo invece, “nato” al cinema, approderà all’Eliseo di Roma per il mese di Novembre.
L’instancabile Rubini afferma di essere già a lavoro sulla sua nuova pellicola, nella quale dividerà il set con Rocco Papaleo che, felice coincidenza made in Davimedia, proprio l’anno scorso aveva chiuso la kermesse.
Davimedia intanto continua a crescere ed anche quest’anno molti saranno gli ospiti che incontreranno studenti e società civile: Andrea Delogu da Radio 2, Angelo Balguini da Rtl 102.5 e l’attore Leonardo Pieraccioni sono solo alcuni dei nomi di un programma sempre in divenire.
Con questa stagione sono felice di presentarvi un progetto nuovo, che apre la rassegna ad i nuovi linguaggi dell’informazione via web: con Davimedia Lab andremo alla scoperta dei retroscena,  i dietro le quinte, tra rubriche ,nuove proposte e operazioni nostalgia , di uno dei progetti più innovativi del mondo universitario italiano!.
Restate connessi!
Riccardo Manfredelli