sabato 19 novembre 2016

FRANCESCO E GLI ALTRI: SI FA PRESTO A DIRE “BELLI DI PAPA’”

A #Davimedia le Feste arrivano in anticipo. Quello che va ad aprirsi sarà infatti un Dicembre esplosivo che parte con due ospiti che promettono di lasciare un segno negli annali della nostra kermesse.
Il primo Dicembre il nostro Teatro d’Ateneo accoglierà l’attore Francesco Montanari ed il giorno dopo arriverà a Fisciano l’imprenditore, speaker radiofonico e conduttore televisivo Francesco Facchinetti.
Che cos’hanno in comune questi due, nome a parte? Si portano entrambi addosso una pesante eredità, attribuita loro dalla medietà dello spettatore italiota.
I benpensanti che riconoscono nel Montanari solo il terribile Libanese della serie cult Romanzo Criminale, sono gli stessi che, quando Facchinetti è alla radio o in tv, premono su off. La sua “colpa”?: quella di avere un cognome importante, che secondo gli stessi leoni dell’opinionismo, è sinonimo di uno stato di grazia, che garantisce ai “figli di” la strada spianata nella ricerca del proprio posto  nel mondo.
Come se essere figli fosse facile: la letteratura mondiale pullula di lettere ai padri piene di paura per le aspettative disattese,di voglia di affrancamento da sistemi educativi spesso non condivisi, di ricerca di un dialogo che nella maggior parte dei casi si riduce ad una spirale di domande senza risposta.
Penso a Leopardi, Kafka, ma anche a Cat Stevens che in quel testo lapidario che è Father and Son, continuamente si chiede come provare a spiegare la natura del più complicato rapporto di forza della storia dell’uomo: da una parte un padre che vuole lasciare qualcosa di sé al figlio, dall’altra un figlio, che non vuole certo disconoscere questa eredità ma cerca di formarsi a prescindere da essa.
Ecco, quello che noi non sappiamo più fare: scindere. Dare peso alle sfumature.
Pre-scindere da un’eredità, invece, non è così facile: perché se ti chiami Aurora Ramazzotti e conduci la striscia quotidiana di un famosissimo talent italiano, lo fai perché sei figlia di uno dei cantanti più apprezzati al mondo; e non importa se e quanto tu sia spigliata o dimostri di saperci fare, il mondo monocolore dei pulpiti social ti bollerà come raccomandata.
Se poi, con anni ed anni di fatica e sudore qualcuno per incanto si accorge che però… sei anche brava, se possibile è anche peggio. Ci sarà sempre qualcuno che vedrà nel tuo lavoro lo spettro del tuo più prossimo, e famoso, consanguineo.
Chiara Canzian figlia del “pooh” Red, amico di #Davimedia, qualche anno fa si presentò a Sanremo tra i Giovani con un brano dal titolo emblematico in questo senso: Prova a dire il mio nome, come da monito a chi la ascolta: “Dimentica che sono figlia di. Sono Chiara ed ho un sogno. Accoglilo.” Poco importa se la platea Sanremese rimase sorda a quest’appello: oggi Chiara raccoglie e semina instancabilmente i frutti del suo lavoro, e poco importa se non sono sempre Camelie e Margherite.
Un’altra “figlia di” che da anni tenta di dimostrare che il suo talento non è solo frutto di una fortunata combinazione di caratteri genetici e anagrafici, è Irene Fornaciari. La figlia del più grande blues man italiano, ha forse una delle voci più potenti e versatili del panorama musicale italiano: l’ho sentita far tremare le piazze sulle note di Lady Marmelade e poi avvolgerle con inaudita eleganza con le canzoni dell’ultimo album, più introspettivo, Blu, e chiudendo gli occhi, per un attimo mi sono dimenticato di chi fosse prima che due signore, il rosario in una mano e il Sorrisi e Canzoni nell’altra, mi ricordassero che eh però… il padre è più bravo.
De gusti bus, certo, ma il padre ha pure alle spalle oltre un quarantennio di carriera: che ne dite, di tornare a darci tempo?
Il “caso” Facchinetti se vogliamo è anche più complicato. L’imputazione è duplice: non solo figlio di ma anche colpevole di essere stato il dj Francesco che nel 2003 fece incetta di dischi di platino con La canzone del capitano. Certo, la canzone non è da Premio Tenco, ma chi mai da un tormentone estivo si aspetterebbe di sentir parlare di massimi sistemi?.
Oggi Francesco non è più il ragazzo che, poco più che ventenne, faceva ballare le platee del sabato pomeriggio televisivo, oggi quel “Peter Pan” pare aver trovato la sua dimensione:è padre di due figli,  attraverso la radio fa da testimonial a “giovani creativi”, nel programma di Radio Kiss Kiss Generazione C, si è aperto al mondo dell’imprenditoria ed ha imparato a guardare con ironia al suo essere “nato con la camicia”. Non ci credete? Provate a guardare il film, uscito lo scorso anno, Belli di papà …


RICCARDO MANFREDELLI



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