Francesco
Montanari ha chiuso una settimana ricchissima per gli eventi Davimedia.
L’attore, famoso al
pubblico mainstream per avere interpretato il ruolo del Libanese, si è concesso
ad una lunga chiacchierata, alla presenza, tra gli altri, degli alunni delle
Scuole Medie di Lancusi.
A sentirlo parlare
sembra davvero che Francesco sia stato investito di una missione: è come se il
suo mestiere di attore fosse il terreno di una lotta epica tra la testa ed il
cuore, in cui a vincere è quasi sempre il primo.
Quel quasi è rappresentato da quelli che
Francesco definisce due mostri strani: la
produzione ed il successo.
La prima rischia di
trasformare la cultura audiovisiva in uno stantìo girotondo pop, che si aggroviglia continuamente su
se stesso, propinandoci le stesse trame e le stesse facce; il secondo può
essere un’arma a doppio taglio specie se, come nel caso del nostro ospite che
quando ha cominciato a girare “Romanzo
Criminale” era poco più che ventenne, arriva da giovanissimi.
Un modo per uscire da
questo circolo vizioso, la sua Ogigia, Francesco l’ha trovata : il teatro.
Tra gli ultimi testi
che lo hanno visto sulle scene c’è quell’ “Americani”, che è stato riadattato
da un altro graditissimo ospite di Davimedia,
Sergio Rubini, che lo scorso ottobre ha conquistato la platea capitolina
con un affresco che sviscera senza mezze misure, il mondo del potere
capitalistico, dominato da dis-valori quali la competizione, che ci allontanano dalla nostra umanità.
In fondo fare l’attore
vuol dire lottare continuamente con la testa ed il cuore contro una situazione
limite, un equilibrio precario; e tante sono le esistenze funamboliche sul filo
della vita che costellano la carriera di Montanari: non solo quella del
Libanese e della sua banda in “Romanzo Criminale”, ma anche quelle descritte da
Daniele Vicàri nel suo nuovo film di prossima uscita “Sole, Cuore, Amore”: la descrizione impietosa, senza peli sulla
macchina da presa, di un mondo dove le famose
tre
parole della canzone non bastano più, se non altro perché non si mangiano.
Tocca
a noi, chiosa Montanari approfittando della domanda di un
giovane nel pubblico; lancia una sfida Francesco, forse la più difficile perché
riguarda la speranza che, per quanto nascosta e spesso difficile da decifrare
rimane comunque una (bella) responsabilità.
E forse non è un caso
che, a proposito di speranza, Francesco figuri nel cast di due opere prime: “Le Verità” del campano Giuseppe Alessio
Nuzzo che, in atmosfere thriller, racconta la storia di un “dono”, e “Ovunque tu sarai” di Roberto Capucci,
che prende le mosse da un viaggio a Madrid che quattro amici intraprendono per
seguire la loro squadra del cuore.
RICCARDO
MANFREDELLI
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