lunedì 28 novembre 2016

GIAMPAOLO MORELLI A #DAVIMEDIA: NAPOLI-BOLOGNA E RITORNO

L’incontro con Giampaolo Morelli è davvero sembrato uno di quei viaggi in macchina che l’attore napoletano si prepara a riprendere dal 25 Dicembre tutti i giovedì su Raiuno per la trasmissione Fan Karaoke.
Siamo partiti da Napoli, dove l’enfant prodige Giampaolo, appena dodicenne, inizia la sua carriera come prestigiatore.
Dopo il cabaret, la folgorazione ed il trasferimento a Roma per iniziare la carriera d’attore. E’ ricordando quei momenti che Giampaolo introduce la parola chiave dell’incontro: crisi. Il telefono non squillava e il nostro stava quasi per mollare tutto e rinunciare al suo sogno, finchè poi ecco Damasco: il primo ruolo nel cinema che conta, con South Kensington, dove guarda caso il giovane Morelli interpreta un virgulto in crisi di prospettiva.
Nella vita di Giampaolo però, oltre alla sua amatissima Napoli, c’è anche un’altra città, Bologna. E’ lì,chissà se sulle panchine della Piazza Grande cantata da Dalla, che nella penna di Giancarlo Lucarelli si è accesa quella scintilla che oggi è diventata un’icona della serialità di casa nostra: l’ispettore Coliandro.
Arrivato alla ribalta televisiva della Rai nel 2006, sotto l’ala protettiva dei Manetti Bros., anche loro nostri ospiti tempo fa, Coliandro ha conosciuto un periodo di oblìo lungo sei anni: “Sempre per colpa della crisi. Voi sapete che cos’è la crisi?. Specialmente voi più piccoli ne sentirete parlare sempre più spesso, ha raccontato “la nuova iena” rivolgendosi in particolare ai giovanissimi studenti di Lancusi e Fisciano.
Ma la crisi è spesso anche foriera di nuove opportunità, così Coliandro  è riuscito a riprendersi quel posto nel palinsesto che gli spettava, e che peraltro i fan della seriehanno reclamato a gran voce, ed è pronto a tornare presto a tenerci compagnia con sei nuove avventure; il primo ciak è previsto per la fine di gennaio del 2017. Un anno, quello che verrà già pieno di impegni per il nostro scugnizzo dal cuore d’oro: a marzo, in particolare, sempre in tandem coi Manetti, conquisterà il cinema con una commedia che riprende gli schemi della sceneggiata napoletana “dove si canta e si spara,” e prossimamente potremo apprezzarlo anche dietro la macchina da presa di un cortometraggio che tratta un “tema fondamentale, a cui io tengo molto” afferma Morelli, che si dice pronto al salto verso la “grande” regia cinematografica solo se e quando sentirà l’esigenza di raccontare una storia, che non può essere raccontata da altri.
Va veloce come il vento Giampaolo, e proprio quando pensavamo di averlo afferrato ecco che si dichiara di nuovo in fuga:  come i cervelli raccontati da Sidney Sibilia nella trilogia di Smetto quando voglio: “Coliandro” questa volta passerà dall’altra parte della sala interrogatori, andando ad arricchire la banda di ricercatori precari raccontati dal giovane regista salernitano.
RICCARDO
MANFREDELLI



sabato 26 novembre 2016

UNDICESIMO COMANDAMENTO: NON SPOILERARE!


E’ uscito giovedì 24 Novembre il nuovo film di Marco Ponti “La cena di Natale”, secondo capitolo della saga di “Io che amo solo te”, dai romanzi dello scrittore torinese Luca Bianchini.

Nei panni dei protagonisti, Ninella e Don Mimì, due vecchie conoscenze di #DAVIMEDIA: Maria Pia Calzone e Michele Placido.

Oltre a quest’esperienza cinematografica, entrambi condividono la voce serial nei loro rispettivi curriculum: lei è stata infatti la temutissima Lady Savastano nella prima stagione di Gomorra; lui, dopo i fasti di Romanzo Criminale, è pronto a tornare a raccontare Roma: sono infatti da poco iniziate nella Capitale le riprese di Suburra la prima produzione italiana di Netflix, servizio di streaming sbarcato da poco più di un anno sui nostri schermi.

E’ certo che l’avvento della lunga serialità, ha cambiato non solo i nostri palinsesti e le qualità narrative dei nostri prodotti, ma anche,  in qualche modo, lo slang degli spettatori.

Chi mai prima aveva sentito parlare, per esempio, di spoiler?

Per chi non lo sapesse spoilerare vuol dire svelare a qualcuno, per sfregio, il finale o i momenti salienti di un prodotto televisivo o cinematografico.

La portata del fenomeno sarebbe certo meno disastrosa se per un attimo provassimo a pensare che, in fondo, la nostra vita si basa sullo spoiler: che ne dite di quando ci hanno svelato che Babbo Natale non esiste?. Il problema vero sorge quando poi in età più o meno pubere, scopriamo il fantasmagorico mondo del serial e quella selva oscura che sono i fandom, gruppi social in cui gli spettatori più accaniti di un prodotto si riuniscono per discutere circa le evoluzioni della loro serie preferita. Lì lo spoiler è sempre dietro l’angolo, e scorrere la bacheca dei post è come camminare su un campo minato.

Quello su cui sono pronto a scommettere è che lo spoiler selvaggio abbia rovinato più amicizie di un triangolo amoroso: ne ho avuto la prova quando un giorno, andando a lezione, sentivo discutere due amici sulla morte del boss Salvatore Conte (Marco Palvetti), un altro amatissimo personaggio di Gomorra: uno dei due amici stava raccontando la scena madre all’altro, il quale, dall’atteggiamento ferino con cui è andato via posso presupporre non avesse ancora visto la puntata…

La morte di un personaggio pare essere, in ogni caso, l’argomento preferito degli spoiler: un vero e proprio terremoto social causò per esempio anche la morte del Libanese di Romanzo Criminale alias Francesco Montanari, che presto andrà ad arricchire il carnet degli ospiti #Davimedia

Chissà se anche lui non ha ancora perdonato a qualcuno uno spoiler…

 

RICCARDO

MANFREDELLI

sabato 19 novembre 2016

FRANCESCO E GLI ALTRI: SI FA PRESTO A DIRE “BELLI DI PAPA’”

A #Davimedia le Feste arrivano in anticipo. Quello che va ad aprirsi sarà infatti un Dicembre esplosivo che parte con due ospiti che promettono di lasciare un segno negli annali della nostra kermesse.
Il primo Dicembre il nostro Teatro d’Ateneo accoglierà l’attore Francesco Montanari ed il giorno dopo arriverà a Fisciano l’imprenditore, speaker radiofonico e conduttore televisivo Francesco Facchinetti.
Che cos’hanno in comune questi due, nome a parte? Si portano entrambi addosso una pesante eredità, attribuita loro dalla medietà dello spettatore italiota.
I benpensanti che riconoscono nel Montanari solo il terribile Libanese della serie cult Romanzo Criminale, sono gli stessi che, quando Facchinetti è alla radio o in tv, premono su off. La sua “colpa”?: quella di avere un cognome importante, che secondo gli stessi leoni dell’opinionismo, è sinonimo di uno stato di grazia, che garantisce ai “figli di” la strada spianata nella ricerca del proprio posto  nel mondo.
Come se essere figli fosse facile: la letteratura mondiale pullula di lettere ai padri piene di paura per le aspettative disattese,di voglia di affrancamento da sistemi educativi spesso non condivisi, di ricerca di un dialogo che nella maggior parte dei casi si riduce ad una spirale di domande senza risposta.
Penso a Leopardi, Kafka, ma anche a Cat Stevens che in quel testo lapidario che è Father and Son, continuamente si chiede come provare a spiegare la natura del più complicato rapporto di forza della storia dell’uomo: da una parte un padre che vuole lasciare qualcosa di sé al figlio, dall’altra un figlio, che non vuole certo disconoscere questa eredità ma cerca di formarsi a prescindere da essa.
Ecco, quello che noi non sappiamo più fare: scindere. Dare peso alle sfumature.
Pre-scindere da un’eredità, invece, non è così facile: perché se ti chiami Aurora Ramazzotti e conduci la striscia quotidiana di un famosissimo talent italiano, lo fai perché sei figlia di uno dei cantanti più apprezzati al mondo; e non importa se e quanto tu sia spigliata o dimostri di saperci fare, il mondo monocolore dei pulpiti social ti bollerà come raccomandata.
Se poi, con anni ed anni di fatica e sudore qualcuno per incanto si accorge che però… sei anche brava, se possibile è anche peggio. Ci sarà sempre qualcuno che vedrà nel tuo lavoro lo spettro del tuo più prossimo, e famoso, consanguineo.
Chiara Canzian figlia del “pooh” Red, amico di #Davimedia, qualche anno fa si presentò a Sanremo tra i Giovani con un brano dal titolo emblematico in questo senso: Prova a dire il mio nome, come da monito a chi la ascolta: “Dimentica che sono figlia di. Sono Chiara ed ho un sogno. Accoglilo.” Poco importa se la platea Sanremese rimase sorda a quest’appello: oggi Chiara raccoglie e semina instancabilmente i frutti del suo lavoro, e poco importa se non sono sempre Camelie e Margherite.
Un’altra “figlia di” che da anni tenta di dimostrare che il suo talento non è solo frutto di una fortunata combinazione di caratteri genetici e anagrafici, è Irene Fornaciari. La figlia del più grande blues man italiano, ha forse una delle voci più potenti e versatili del panorama musicale italiano: l’ho sentita far tremare le piazze sulle note di Lady Marmelade e poi avvolgerle con inaudita eleganza con le canzoni dell’ultimo album, più introspettivo, Blu, e chiudendo gli occhi, per un attimo mi sono dimenticato di chi fosse prima che due signore, il rosario in una mano e il Sorrisi e Canzoni nell’altra, mi ricordassero che eh però… il padre è più bravo.
De gusti bus, certo, ma il padre ha pure alle spalle oltre un quarantennio di carriera: che ne dite, di tornare a darci tempo?
Il “caso” Facchinetti se vogliamo è anche più complicato. L’imputazione è duplice: non solo figlio di ma anche colpevole di essere stato il dj Francesco che nel 2003 fece incetta di dischi di platino con La canzone del capitano. Certo, la canzone non è da Premio Tenco, ma chi mai da un tormentone estivo si aspetterebbe di sentir parlare di massimi sistemi?.
Oggi Francesco non è più il ragazzo che, poco più che ventenne, faceva ballare le platee del sabato pomeriggio televisivo, oggi quel “Peter Pan” pare aver trovato la sua dimensione:è padre di due figli,  attraverso la radio fa da testimonial a “giovani creativi”, nel programma di Radio Kiss Kiss Generazione C, si è aperto al mondo dell’imprenditoria ed ha imparato a guardare con ironia al suo essere “nato con la camicia”. Non ci credete? Provate a guardare il film, uscito lo scorso anno, Belli di papà …


RICCARDO MANFREDELLI



sabato 12 novembre 2016

#DAVIMEDIAREWIND: IL NUOVO DISCO DI FIORELLA MANNOIA E’ “COMBATTENTE”

Sono passati trent’anni da quando Fiorella Mannoia, con Quello che le donne non dicono, apriva uno spiraglio sugli orizzonti segreti della femminilità.
Oggi quello spiraglio è una porta spalancata, grazie ad un album, Combattente, nei negozi dal 4 Novembre per Sony Music, in cui la musa indiscussa dei cantautori italiani ha preso l’abitudine, parafrasando il titolo del pezzo dell’album che meglio inquadra questa “nuova Fiorella”, L’abitudine che ho per l’appunto, di cantare e di dire ciò che gli altri si vergognano a dire (come fa la protagonista della canzone I pensieri di Zo, scritta per la rossa romana da Fabrizio Moro).
A Zo ed a Fiorella non bastano più le rose, nuove cose “promesse” dalla penna di Enrico Ruggeri. Queste donne vogliono non restare in un abbraccio per comodità, sono donne a cui basta essere se stesse anche se a volte fa più male, le stesse che hanno la forza di liberarsi da un amore malato senza Nessuna conseguenza.
La cosa più interessante di Fiorella è come negli anni abbia imparato a guardarsi “da fuori” affidando le parole dei suoi ritratti più lucidi a penne maschili. A proposito di Moro per esempio, dice:
“Dopo l’album Sud avrei dovuto a breve pubblicare il nuovo album, poi in mezzo c’è stato il tributo a Dalla ed i festeggiamenti per gli oltre quarant’anni di carriera. Ma l’idea di collaborare era già nata allora”.
Oltre a quella del cantautore lanciato da Sanremo 2007, nel disco troviamo altre firme importanti come quella di Giuliano Sangiorgi per L’ultimo Babbo Natale o Ivano Fossati, che torna a lavorare con Fiorella scrivendo la musica di La Terra da Lontano.
Accanto a nomi già rodati c’è spazio anche per “nuove penne”: Federica Abbate e Cheope per esempio, firmano il singolo omonimo dell’album. Una canzone, in cui Fiorella ha detto di essersi rivista da subito, accompagnata da un video molto suggestivo che ha per protagonista l’atleta paralimpica Alessia Donizetti. Afferma la cantante:
“Il video di Combattente è solo il primo capitolo di una storia che celebrerà, attraverso i singoli del disco, la voglia di combattere, di non smettere di crederci, non fermarsi”
Il video di “COMBATTENTE”/
E se è vero che Chi lotta per qualcosa non sarà mai perso, lo è altrettanto che quando si ama non si perde mai, come Fiorella canta in Perfetti Sconosciuti, titolo dell’omonimo film di Paolo Genovese, altro amico di Davimedia, che ha fatto incetta di premi agli ultimi Nastri d’Argento.
Un rapporto, quello tra la Mannoia e la settima arte che si rinnova anche per questa stagione: Fiorella è infatti nel cast della nuova pellicola di Michele Placido 7 Minuti, in cui fa parte di un gruppo di operaie che hanno poco tempo per prendere una decisione da cui dipende il destino della fabbrica in cui lavorano. Di seguito il trailer, in cui potrete riconoscere anche qualche altra  vecchia conoscenza della nostra kermesse.
IL TRAILERT DI”7 MINUTI” CON FIORELLA MANNOIA E…/
Dove altro si lascerà trasportare Fiorella dal suo essere combattiva? Forse a Sanremo?
La bomba è stata sganciata in conferenza stampa: In questo periodo si parla tanto di Sanremo. E lei ci tornerebbe?  Chiede un  giornalista. A proposito di spiragli, la Mannoia ha risposto: Vedremo. io non dico mai di no a nulla. Quel che è certo è che se tornasse tra i Big, Fiorella sarebbe per Conti il colpaccio di questa edizione 2017. Ma con quale brano?
Tra gli addetti ai lavori c’è chi argutamente ha notato che nei primi comunicati stampa riguardo l’album, tra gli autori figurava anche il nome della giovane Amara, che poi invece è sparito dalla tracklist ufficiale. Che sia suo il brano con cui Fiorella potrebbe conquistare l’Ariston?
Staremo a vedere …

RICCARDO MANFREDELLI

sabato 5 novembre 2016

ANGELO PINTUS A #DAVIMEDIA: “NON CHIAMATEMI ROMEO!”

A Davimedia è già Tutto molto bello, se poi agli ospiti si aggiunge Angelo Pintus il successo è già scritto.
Il comico triestino di origini sarde ha incontrato la platea studentesca per presentare il suo nuovo spettacolo teatrale, Ormai sono una Milf, in questi giorni in scena al Teatro Diana di Napoli e che, il 13 Febbraio, approderà anche all’Augusteo di Salerno.
E’ un caratterista di rara foggia Pintus, la sua verve ha da subito trasformato l’incontro in una commedia corale, una cena a casa di amici nella quale, di volta in volta hanno fatto capolino addirittura Ibrahimovic, lo special one Mourinho, Maurizio Costanzo e il cavaliere Silvio Berlusconi.
Tutte facce dello stesso prisma istrionico qual è Pintus, che dagli esordi a Colorado è oggi uno dei comici più apprezzati della nostra Penisola: un successo sancito di recente da un one man show all’Arena di Verona in cui, tra l’altro, il nostro Peter Pan ha deciso di mettere la testa apposto; il video in cui il comico sardo, nella splendida cornice della città veneta, ha chiesto alla sua compagna di sposarlo, è infatti  diventato virale in poche ore:
Per tutta la serata ho pensato a quello che avrei dovuto fare (…)
Certo, stare all’Arena di Verona è importante, ma vuoi mettere chiedere a qualcuno di sposarti? (…)”
E’ visibilmente emozionato Pintus mentre ricorda quei momenti, poi torna a scherzare:
“Tutti mi dicono –uh! Che bello! A Verona, come Romeo e Giulietta!- Oddio speriamo che a noi ci vada meglio!”
Tra le esperienze della già importante carriera di Pintus, c’è anche quella di doppiatore nel film di Mark Osborne Il Piccolo Principe, nel quale prestava la voce proprio al giovane protagonista, d’improvviso catapultato nel mondo degli adulti.
E’ qui che mi si accende la lampadina, e subito faccio notare ad Angelo quanto anche per un comico sia importante l’essenziale, e lui, cogliendo il mio input, si lancia in una spirale di ricordi che fanno da monito anche per i giovani allievi dell’Istituto Comprensivo di Lancusi, pure accorsi di buon grado all’incontro.
Il comico sardo ricorda di quando ha capito che per riuscire da comico doveva tornare al suo stupore di bambino e provare la stessa felicità sentita quando i suoi amici lo cercavano a casa per andare a giocare; si sofferma sull’importanza della gavetta come animatore nei villaggi turistici, e sull’effetto quasi “catartico” che hanno avuto su di lui prima dell’importante evento a Verona, parlando infine dell’importanza dell’esperienza e del viaggio, fuori e dentro, esaltandone anche gli aspetti più difficili, ergendosi quasi a baluardo di quello che oserei definire “il diritto al fallimento”:
“Un brutto voto, è un brutto voto. Non vi definisce come persone”, dice infatti Pintus ai ragazzi; e con quelli più grandi, che magari vogliono intraprendere la carriera nel mondo dello spettacolo si permette di osservare:
“A vent’anni non puoi piangere per un provino che va male. A vent’anni ci si dispera al massimo per un caro che non c’è più.”
E’ sempre pieno di entusiasmo Pintus, a cui non dispiacerebbe se gli offrissero un ruolo serio, magari da serial killer dice ridendo.



RICCARDO

MANFREDELLI