mercoledì 20 settembre 2017

"GATTA CENERENTOLA" E' IL NUOVO FILM DI ALESSANDRO RAK- RECENSIONE.

Negli anni molti sono stati gli esordi cinematografici battezzati da DLiveMedia. L’ultimo, solo in ordine di tempo,  è quello di Alessandro Rak, che appena due anni fa presentava alla nostra platea il suo esordio nel cinema di animazione con L’arte della felicità.
Il film ha avuto un notevole e di certo inaspettato successo che ha spinto Rak e le maestranze della sua factory, Mad Enterteinment, a tornare in studio per lavorare ad una nuova creatura di celluloide, ancora una volta nel segno di un sentito e radicato omaggio alle proprie origini. Il risultato, “Gatta Cenerentola” al cinema dal 14 Settembre, ha conquistato la 74^ edizione del Festival del Cinema di Venezia ed è, notizia di questi giorni, tra i film in corsa per entrare nella cinquina per l’assegnazione del Premio Oscar al miglior film straniero.
Sono molti gli spunti di riflessione offerti da questa pellicola, dei quali in questo articolo speriamo di offrire un’analisi quanto più calibrata possibile. Valga come premessa che il film ha un potentissimo sostrato letterario provenendo dalla novella omonima contenuta nel Pentamerone di Giovan Battista Basile. E’ chiaro però, che pensando a Cenerentola la prima cosa che viene in mente ai più è l’immaginario Disneyano. Entrambe le riduzioni, è vero, condividono la presenza di un’eroina vessata dalla sua matrigna e da un gruppo di eterogenee sorellastre ma, forse, nulla di più.
La vera Cenerentola di Rak è Napoli, potenzialmente pronta a spiccare il volo, come vola l’ingegno dell’inventore Vittorio Basile, che ha la voce di Mariano Rigillo, il quale sogna un futuro roseo per la città, un posto al sole in cui scienza e memoria possano convivere senza più farsi finalmente la guerra, ma che poi deve arrendersi alla terribile progettualità di ‘O rre (Massimiliano Gallo), che invece non vede per Napoli alcuna possibilità di redenzione, nessun altro colore, se non il bianco della cocaina, che estrae con una formula magica e sconosciuta dalle scarpette di cristallo da lui stesso costruite, ed il nero della monnezza.
La musica, in questo senso, funge da efficacissimo predicativo delle intenzioni dei personaggi: in Napule, canzone scritta dai Virtuosi di San Martino, ‘o rre canta la parte fuligginosa della città, quella sfatta di cui la distrutta nave Merida, teatro della storia, diventa terribile premonizione. Nella canzone l’odore del mare cantato altrove da Pino Daniele viene sostituito dall’insopportabile olezzo della spazzatura; il caffè, che sanno fare addirittura in carcere come racconta un onnisciente De Andrè al suo compagno di cella Don Raffaè, nella città di ‘o rre non puoi prenderlo se prima non hai trovato un tossico che per due euro ti parcheggi, si intende abusivamente, la macchina. Che fine hanno fatto le voci d’e criatur? vi chiederete: i bambini, i ragazzi dei vicoli non giocano più, perché troppo impegnati a fare rapine un po’ più in là.
C’è qualcuno però, che vuole restituire alla città tutto quello che, naufragando, si trova ora nelle viscere del mare: si tratta del poliziotto Primo Gemito (che parla con la voce di Alessandro Gassmann) che prende a cuore il destino della nave e della figlia di Basile, Mia, “la gatta”, traendola in salvo prima che le atmosfere noir che caratterizzano le ultime sequenze del film, esplodano irrimediabilmente.
Tra i doppiatori speciali di questa favola nera made in Naples, c’è anche una vecchia amica della nostra kermesse. Maria Pia Calzone, presta qui infatti la voce ad Angelica Carraturo, la matrigna, prima moglie di Vittorio, poi Penelope tradita da ‘o rre. Forte e sanguigna come un altro celeberrimo personaggio della sua interprete, anche lei alla fine troverà la forza di spiccare il volo, ad ogni costo.

RICCARDO
MANFREDELLI






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